Opere - Convento

Opere in pietra

Chiostro

1-cercemaggiore-santuario s maria della libera chiostro_hidAl cinquecentesco chiostro “San Domenico” si accede dal cortile mediante due porte che immettono in brevi corridoi; su di esso si aprono le porte del convento vero e proprio e quella che immette nella chiesa dall’atrio della sacrestia. È caratterizzato da una serie di quattro eleganti pilastri per lato, in pietra bianca, con basi e capitelli aggettanti e sagomati, sormontati da archi; i corridoi sono articolati da copertura in crociere. Al centro del chiostro è il pozzo, il cui rivestimento è recente.  
 
 

Lavabo

2-cercemaggiore-santuario s maria della libera lavabo_hidNell’atrio dei due refettori si trova, murata, una fontanella in pietra di bella fattura. Posa su un piedistallo con base sagomata; la vasca è rettangolare ed è decorata all’esterno da baccellature. Sulla vasca è un riquadro di forma quadrata, diviso in due scomparti sovrapposti. Su quello superiore è una conchiglia a rilievo, negli angoli sono motivi vegetali, su quello inferiore sono raffigurati due mascheroni con bocca per l’acqua collegati da un festone sopra il quale è la croce. Tale fontanella-lavabo un tempo era collocata nella sacrestia.    


 

Tele

 

Olio su tela: Madonna di Costantinopoli, in basso

La tela un tempo si trovava nella cappella che era dedicata alla Madonna di Costantinopoli, ossia la prima a destra, collocata dove oggi è il crocifisso; è firmata da Giovanni Tommaso Guarini di Solofra, padre del più noto Francesco, ed è datata nella prima metà del XVII secolo. Giovanni Tommaso aveva a Solofra una fiorente bottega che operava sia nella pittura che nella doratura e che nella seconda metà del Cinquecento fu occupata nella decorazione della collegiata di San Michele Arcangelo. L’opera di Cercemaggiore, olio su tela, è di dimensioni considerevoli (m. 1,75 x 2,50). Si tratta di una composizione piuttosto complessa e ricca di personaggi. Nel registro superiore è la Madonna di prospetto, seduta, mentre regge sul braccio sinistro il Bambino in piedi, la mano destra posata sui piedi del Bambino. Tutto intorno è uno stuolo di angeli in varie posizioni. Nel registro inferiore sono raffigurati San Tommaso d’Aquino e San Carlo Borromeo; tra i due Santi è la città di Costantinopoli, circondata da mura e torri. La firma dell’autore e la data si trovano apposte sul vestito di San Tommaso: Thomas Guarinus Solofranus…/16… La data, purtroppo lacunosa, deve comunque essere anteriore al 1637, anno di morte del pittore. L’opera di Giovanni Tommaso Guarini si svolse tutta a Solofra, al contrario del figlio, di cui troviamo, per esempio, due tele nella chiesa di Sant’Antonio Abate a Campobasso. Questa tela cercese può essere contemporanea senz’altro al ciclo pittorico della Collegiata di Solofra; del resto il soggetto raffigurato nella tela cercese è in sostanza lo stesso presente nella tela conservata in uno degli altari laterali della Collegiata di Solofra.  
 
 

Olio su tela: Madonna e Santi domenicani

 
La tela con Madonna e Santi domenicani, oggi nella biblioteca conventuale, era posta nella quinta cappella di destra del santuario. Riconducibile almeno al tardo Settecento, raffigura la Vergine Maria, assisa su una nube, che con il proprio manto protegge le monache e i frati in abiti domenicani che le sono devotamente accostati. In primo piano, sulla sinistra, è inginocchiata l’imponente figura di San Domenico sulla cui testa si distingue la presenza di un nimbo e di una stella ad otto punte, mentre in basso a sinistra sono raffigurati altri simboli domenicani (un cane che tiene una fiaccola tra i denti, un ramo di giglio ed un libro aperto). Opera di una certa pregevolezza e di buona qualità, presentando eleganti figure dai toni delicati, ne resta purtroppo ignoto l’autore. Lo stesso soggetto, la Madonna che con il proprio manto protegge frati domenicani, era dipinto sulla volta che copre l’altare maggiore della chiesa conventuale. L’opera andò distrutta nel corso dei lavori di rinnovamento della zona presbiteriale eseguiti nella seconda metà del Novecento.  
 
 

Olio su tela: San Nicola di Bari

 
La tela di San Nicola di Bari era posta nella quinta cappella di sinistra della chiesa conventuale. Fu poi spostata nella biblioteca conventuale ed infine in una stanza del piano superiore del convento. L’opera mostra l’imponente figura del vescovo di Mira raffigurato con la pianeta e un’aureola dorata; una mano è sollevata in atteggiamento benedicente, mentre l’altra sorregge un libro chiuso. L’evocazione di alcuni dei miracoli compiuti dal Santo è affidata alla presenza delle tre sfere d’oro appoggiate sul libro, ai tre giovani nella tinozza dipinti sul lato destro e al fanciullo con coppa e brocca ritratto invece sulla sinistra. Le tre palle d’oro, talvolta iconograficamente sostituite da monete d’oro, fanno riferimento all’episodio in cui si narra che un padre, non avendo soldi per la dote delle tre figlie, decise di mandarle a prostituirsi. Nicola, avendo pietà dell’innocenza delle tre fanciulle, donò loro un sacchetto pieno di monete d’oro. Altro miracolo di San Nicola è quello che vede protagonisti tre giovani chierici, i quali, fermatisi a dormire in una locanda di campagna, durante la notte furono qui uccisi dai due albergatori che volevano derubarli. Fatti a pezzi e messi in salamoia all’interno di una tinozza, i tre giovani furono resuscitati da San Nicola, che riuscì persino ad ottenere il pentimento dei due uccisori. Il giovane con coppa e brocca rappresentato nella tela cercese è invece Belisario o Adeodato, rapito dai saraceni e condotto schiavo alla corte di Babilonia, dove fu impiegato come coppiere, servendo vino al re. San Nicola apparve presso la corte babilonese e liberò il fanciullo, riconducendolo dai suoi genitori. Si tratta di un miracolo post mortem. Forte è l’effetto decorativo del dipinto cercese, che s’impone anche per il presentare San Nicola con l’isolamento e la frontalità tipici delle antiche e venerate icone cristiane, alle quali aggiunge una certa dilatazione della figura, che acquista così un senso di autoritaria monumentalità.    
 

Affreschi

San Domenico: Il Miracolo del Pane

6-cercemaggiore-santuario s maria della libera san domenico il miracolo del pane_hidSulla parete di fronte all’ingresso dell’ex refettorio, un tempo chiamato “ospizio”, nella parte alta sopravvive un affresco, che misura m 5,10 x 2,50, sul quale è raffigurato il miracolo del pane: su una tavola apparecchiata, su cui sono allineati tazzine, piattini e tovaglioli, siedono dieci frati, tutti di prospetto e con saio bianco, in vari atteggiamenti di preghiera. Al centro è San Domenico con aureola. La scena raffigurata è quella di San Domenico che moltiplica il pane per i suoi frati; di lato, difatti, due angeli con ceste piene di pagnotte, depongono il pane sulla mensa vuota di cibo. Non si conosce il nome dell’artista che ha dipinto questo affresco, che dovrebbe datarsi ad epoca anteriore rispetto a quello del refettorio grande, attorno agli inizi del Seicento.  
 
 

Ultima Cena

Sulla parete di fondo dell’attuale refettorio, una grossa aula rettangolare con volta a botte, campeggia un affresco che occupa tutto lo spazio semicircolare7-cercemaggiore-santuario s maria della libera ultima cena_hiddella parete, esclusa la zoccolatura fino a circa 1 metro di altezza dal pavimento. L’affresco, che raffigura una movimentata Ultima Cena, misura alla base m 7,55, in altezza, nel punto massimo, m 4,00. Una cornice dipinta circonda l’affresco, lateralmente due colonne di marmo rosso nascono da alte basi poggianti su mensole e scandiscono la scena dividendola in tre parti; al centro è la tavola coperta da tovaglia bianca, sulla quale sono le posate, il pane sotto forma di pagnottelle, e cibi vari; davanti ad essa, sul pavimento, un catino con due ampolle, una grossa brocca e un cagnolino. Dietro sono Gesù al centro, con aureola e tunica rossa, circondato dagli apostoli posti di prospetto, di tre quarti o di spalle. Un inserviente si trova presso la colonna destra, con vassoio e ampolla per terra. Dietro le colonne si aprono le porte da cui avanzano altri due inservienti. In basso a sinistra, sul pavimento tra la cornice e la base della colonna, si trovano la data e la firma dell’autore dell’affresco: Nicolaus De Fenico Campobassanus pingebat A.D. 1686.  
 
 
(a cura di Angela Di Niro con  integrazioni di Valentina Marino)

 
BIBLIOGRAFIA: Maria Chiara Celletti, Nicola (Niccolò), vescovo di Myra, santo, in Bibliotheca Sanctorum, vol. IX, Roma, Città Nuova Editrice, ristampa 1990, pp. 923-948; Angela Di Niro, Un Guarini in Convento. Giovanni Tommaso Guarini firma la tela della Madonna di Costantinopoli nel Convento di S. Maria della Libera a Cercemaggiore, in «Millemetri», n. 6, Ripalimosani (CB), Arti Grafiche La Regione, novembre-dicembre 2009, pp. 33-35; Michele Miele, La Chiesa e il Convento di S. Maria della Libera di Cercemaggiore (CB), Napoli, Tipografia Laurenziana, 1980; Giordano Pierro, Storia del Santuario e del Convento S.Maria della Libera in Cercemaggiore, Napoli, Tipografia R. Batelli, 1924; Speciale S. Maria della Libera, Rivista «Millemetri», a. III, n. 4, Ripalimosani (CB), Arti Grafiche La Regione, agosto 2001.